Screening sierologico aziendale anti COVID19
In previsione di questa fase 3 di lotta al COVID-19 (SARS-CoV-2), l’azienda aveva prenotato uno screening di tutti i propri dipendenti per verificare la negatività o positività al virus od anche la presenza di anticorpi nel sangue, segno della possibilità o della probabilità di essere stati a contatto con il virus.
Premesso ciò, gli esami si sono svolti ieri in area aziendale da parte di un medico e di un tecnico chimico in organico ad un laboratorio di analisi di Nogara (VR), (trattasi di MDL+ specializzata in medicina del lavoro, per info: info@medicinadellavoro.net), venuti per l’occorrenza con un proprio ambulatorio mobile autorizzato ed accreditato dalla Regione Veneto.
Tutti i dipendenti sono risultati negativi, ovviamente con soddisfazione di tutti, escludendo così la possibilità, tra l’altro, di essere portatori sani del COVID-19 (clicca qui per visualizzare il referto).
Dopo una prima anamnesi, ovvero raccolta e studio critico degli eventuali sintomi avuti nei giorni e nelle settimane precedenti riferiti al medico da parte di ogni singolo dipendente, e dopo aver misurato la temperatura corporea di ciascuno è stato condotto il test sierologico rapido che consiste nel prelievo di una goccia di sangue di ogni singolo individuo che viene esaminata con un kit portatile e che permette di avere l'esito dopo soli 15 minuti.
In tal modo è possibile verificare o meno la positività al virus SARS-CoV-2 nel sangue attraverso la rilevazione degli anticorpi. In particolare, gli anticorpi specifici sono 2, indicati con le sigle igM e igC.
IgM: sono anticorpi prodotti nella fase iniziale della malattia, solitamente appaiono al 4°-6° giorno dalla comparsa dei sintomi della malattia e, dopo qualche settimana, scompaiono;
IgG: sono anticorpi prodotti più tardi (9°-12° giorno), rimangono all'interno dell’organismo per periodo più lungo. Sono gli anticorpi IgG a essere indicativi dell’immunità.
Ultima doverosa annotazione: lo screening non è stato né programmato né finanziato sia dalla Regione Veneto sia dall’ASL (Azienda Sanitaria Locale) competente per territorio, ma pagato interamente dalla ESKA.